«Un piatto non è solo un progetto di food design» Nerina Di Nunzio, dello Ied di Roma e fondatrice di Food Confidential, ha parlato di progettazione alimentare nell’epoca dei social: «Il progetto è capire come arrivare al tavolo senza versare contenuto, è la progettazione della forchetta, del cucchiaio». Gli elementi per definire un progetto di food design sono la riproducibilità e la fruibilità del prodotto.

«Gli chef stellati, che hanno 7 o 8 ristoranti nel Mondo hanno il problema di dover rirpodurre la stessa esperienza in ogni loro locale. E qui interviene il food design, che si occupa, per esempio del packaging – come per le insalate nel supermercato, dove ha il suo spazio l’olio, sale e le posate – Lo chef è anche un progettista, per questo motivo dev’essere inserito in un progetto di Food Design».

Per un progetto di qualità, vi è una naturale evoluzione riguardo la ricerca, l’innovazione e l’industrializzazione, che deve puntare a essere più vicino ai desiderata del cliente, del consumatore o dell’imprenditore. In questo il ruolo dei social è fondamentale per avere un feedback diretto con chi usufruisce del progetto, per vedere il progetto finale di food design perché può essere riprodotto su scala.